I can feel you under my skin

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  1. Eva Russer
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    La luna occupava ancora parte del cielo. Il ricordo di quella luce candida animava le mie notti, le trascorrevo seduta sul balcone e solo quando sentivo il corpo abbandonarmi mi infilavo sotto le coperte. Così era stato poche ore fa. La finestra era ancora aperta, il vento entrava liberamente così come il chiarore del giorno. In piedi camminavo con il viso sollevato, era come se l'universo fosse in una stanza, come se fosse quel momento.
    Tutto quello che vedevo, quello spettacolo impercettibile mi scaldava il cuore quasi quanto l'abbraccio della famiglia che avevo perso.
    Sfiorai la maniglia, il metallo freddo solleticò le dita, richiusi la finestra e mi avvicinai all'armadio. Sorrisi prendendo tra le mani l'abito in chiffon bianco, lo indossai senza perdere tempo. Non appena fece capolino un singolo raggio mi precipitai giù per le scale.
    In strada correvo sorridente, non volevo perderlo, non avrei perso il sole per nulla al mondo.
    Raggiunsi l'aiuola dove ero solita recarmi per vederlo in tutto il suo splendore. Immobile, stringevo delle rose e fissavo l'orizzonte. Un nucleo dorato sbocciava lentamente, e tutte le volte che accadeva restavo senza fiato. Chiusi gli occhi e mi stesi sull'erba, il corpo completamente a contatto con la rugiada ancora fredda del mattino. I boccoli sparsi come raggi, l'abito aggrappato sulle gambe chiare. Tenevo una rosa bianca sul cuore, mentre lo ascoltavo battere costantemente.
    Sorrisi richiudendo gli occhi, mentre lentamente mi sollevavo dalla terra umida. Iniziai a cantare My All di Mariah Carey. Volteggiavo lentamente sotto il calore del sole, e l'abito ondeggiava armoniosamente, scontrandosi a tratti sulla pelle.
    Lasciai scivolare alcuni petali sul corpo come fosse pioggia, e camminai in tondo. Era come se potessi sentirlo, come se potessi sentire quel contatto magico piacevole con il mondo, con la terra, con la vita che tanto avevo cercato.
    Di spalle alla strada che tangeva in parte il manto erboso continuavo a cantare, libera mi muovevo seguendo le note lente, mi volsi e notai un uomo. Un sorriso dolce e sensuale si dipinse sul mio volto, iniziai a sfiorarmi i fianchi, il viso, le labbra e ad accarezzare la sola rosa integra che mi era rimasta tra le mani. Ridevo convinta che non fosse reale.
     
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  2. *Elijah
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    Passeggio nella solitudine di quest'ora del mattino per le strade deserte di Mystic Falls, e, nel frattempo, rifletto.
    Sono tornato nella città in cui sono nato da pochi giorni e sto mantenendo un basso profilo, al momento, studiando la situazione.
    Ho scoperto che la doppelganger vive qui e sono sicuro che questo è il modo migliore di trovare e attirare mio fratello. E finalmente fare quello che devo fare, con lui.
    Esco soprattutto di notte, anche se non ne avrei bisogno, e cerco di attirare poco l'attenzione. Mi nutro di animali per lo stesso motivo anche se questo purtroppo riduce notevolmente il mio potere ma non posso rischiare di uccidere degli umani, o di rubare dagli ospedali.
    Ho scoperto che qui vive una piccola comunità di vampiri: due fratelli e una giovane donna. Tutti e tre sembrano essere amici della doppelganger e questo rende la situazione più complicata.
    Non sono sicuro che lei sia al corrente della vera natura dei suoi amici ma sicuramente se la attaccassi direttamente loro la difenderebbero.
    Non che ne abbia paura: rispetto a me sono solo dei giovani vampiri inesperti e finirebbero in polvere facilmente.
    Ma voglio comunque mantenere un profilo basso ed evitare i guai, se possibile. Non sono come mio fratello io.
    Mentre sono nei pressi di un piccolo parco noto una donna in atteggiamento strano.
    E' sdraiata nell'erba umida con gli occhi chiusi. Per un attimo penso che sia morta poi sento il suo respiro e la vedo muoversi. Si alza in piedi e inizia a ballare, con il viso rivolto verso i primi raggi del sole. In mano tiene una rosa bianca.
    Rimango incantato a guardare quello spettacolo finchè lei si volta, riapre gli occhi e mi vede. Per nulla intimorita sorride e continua a muoversi seguendo una canzone che solo lei sa.
    Il suo odore giunge fino a me e un improvviso desiderio mi assale. La caccia di stanotte non è servita a sfamarmi, non tocco sangue umano da alcuni giorni e ora mi appare lei: calda e sensuale.
    La strada è deserta, nessuno mi vedrebbe eppure esito. Non so cosa mi spinga a rimanere perfettamente immobile a guardarla e allo stesso tempo mi impedisca di morderla o andarmene...
     
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  3. Eva Russer
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    Sorridevo osservando il suo viso, quello sconosciuto sembrava un principe. Chinavo gli occhi imbarazzata, mentre dolcemente continuavo a cantare. Camminavo verso di lui, mi sembrava di volare di volteggio in volteggio. Poi quella melodia occupò l'aria. La sentivo ogni mattina, sembrava lieve come pioggia. Mi volsi verso la finestra di un'abitazione al piano terra. Un'anziano signore la suonava ad ogni aurora, e mi si scaldava il cuore tutte le volte. Portavo una mano al petto, mentre percepivo ogni nota. Tornai al centro del manto erboso, e volteggiai con le braccia tese, come se quell'uomo mi cingesse i fianchi per un romantico ballo. Il vento si insinuava come un caldo respiro tra il tessuto sottile ed i capelli mossi. Ogni alba era indimenticabile.
    Tornai a guardare quel miraggio, nuovamente immobile, era così bello, così irreale. Non riuscivo a pensare, ad accettare che il sole raggiungendo il centro perfetto del cielo me lo portasse via. Mi aggrappavo ad ogni illusione come fosse ossigeno.
    La mia vita era cambiata nello spazio di un attimo, avevo perso la gioia, l'amore, la famiglia. Solo l'aurora e l'alba compensavano in parte quel vuoto che regnava dentro me.
    "Mamma, mamma" sentivo la voce del mio bambino, il sole portava al viso ancora le sue carezze. Come ha potuto il destino accanirsi così duramente. Una lacrima rigò la guancia.
    Caddi in ginocchio, strinsi le braccia attorno allo stomaco per reprimere quel dolore così ingente.
    "Ti amo Eva, si felice amore mio" le ultime parole del mio amato marito, mentre le braccia di un uomo mi allontanavano da lui.
    Guardavo la siepe dinnanzi a miei occhi. Sentivo l'acqua salmastra bagnarmi il corpo, le urla, il panico e l'impossibilità di ricongiungermi a loro.
    Le mani stringevano forte l'erba, guardavo le gocce cadere una dopo l'altra. Non riuscivo a superarlo. Era difficile accettarlo. Ero sola. Avevo paura della gente, dei legami, paura di essere di nuovo felice.
    Molto lentamente mi rialzai, la rosa ricadde sull'erba. Il loro ricordo non mi avrebbe mai abbandonata, e io non volevo che accadesse.
    Tornai a guardare lo sconosciuto, ancora una volta più intensamente, la terra iniziava a scaldarsi, la vita fluiva attraverso il corpo, il cuore batteva forte, il respiro stava spezzandosi, l'avrei perso. Chiusi forte le palpebre, il sorriso si spense come un soffio su di un esile fiamma. Indietreggiai afferrando l'abito in chiffon, e corsi sino ad un albero. Appoggiai la schiena e chinai il viso. Non riuscivo a vederlo svanire, non volevo perderlo. Sfregai le dita lungo la corteccia.

    Edited by Eva Russer - 5/1/2013, 13:21
     
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  4. *Elijah
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    Il comportamento della sconosciuta mi sorprende ogni istante che passa.
    Continua a ballare, muovendosi sinuosamente, seguendo una melodia tutta sua, finchè una musica vera giunge da una qualche casa lì vicino.
    Ma questo non rende la scena più reale: anzi. Lei chiude gli occhi e continua a voleggiare, le braccia tese poi all'improvviso si accascia a terra e piange.
    Qualcosa di indefinito mi si stringe nel petto, nel vederla così straziata da un dolore tutto suo.
    E' sicuramente pazza, forse fuggita da un qualche ospedale psichiatrico, eppure c'è una lucida razionalità in quello che fa.
    Lo percepisco, come percepisco un dolore sordo straziarla nel profondo.
    Sono sempre immobile a pochi passi da lei. Il desiderio di assaggiare il suo sangue sembra sopito, e al suo posto c'è quello di prenderla tra le braccia e consolarla.
    Non so perchè. Non mi è mai capitato prima. E di donne, in quasi un millennio di vita, ne ho incontrate parecchie. C'è una strana empatia che mi spinge verso di lei.
    Continuo a guardarla anche mentre di rialza e lancia un occhiata nella mia direzione. Mi colpisce il suo sguardo intenso, profondo, pieno di dolore.
    Sto per fare un passo verso di lei quando lei si volta e corre verso un albero, prendendo le distanze da me.
    Si appoggia con la schiena al tronco e abbassa il viso.
    Intanto l'aria inizia a farsi più calda e il tenue chiarore dell'alba lascia spazio alla luminosità del sole che si sta alzando.
    Il piccolo mondo attorno a me inizia a svegliarsi, le strade a riempirsi di gente che va a lavorare o a scuola.
    E la donna è sempre lì, persa nel suo personale inferno. E io dovrei andarmene, rientrare nel mio rifugio, continuare a tenere il mio basso profilo e dimenticarmi di lei.
    Eppure non ci riesco e ho anche il timore che se la polizia la vedesse lì, in mezzo all'aiuola la arresterebbe.
    La decisione è presa in una frazione di secondo, e forse è la più folle di tutta la mia vita, compresa quella di venire a cercare la doppelganger per ritrovare mio fratello.
    Con un balzo sono al centro dell'aiuola e, cercando di non muovermi troppo velocemente mi avvicino a lei.
    "Credo che dovrebbe andarsene di qui, signora." mormoro e nello stesso momento le sfioro il braccio con la mano, cercando, con gentilezza di allontanarla dall'albero.
     
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  5. Eva Russer
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    Il cuore batteva forte nel mio petto, scandiva imperterrito gli attimi che mi separavano dalla sua scomparsa. Il fruscio del vento sollevava il tessuto leggero. Di tanto in tanto sbirciavo dal piccolo pertugio offerto dai rami voluminosi di un albero. Il sole aveva quasi raggiunto il centro perfetto. Pochi attimi e l'immagine perfetta di quell'uomo dai capelli color grano bruciato sarebbe svanita come sabbia tra le mani.
    Adoravo quel momento del giorno, la pace, il silenzio, l'essere ad un passo dall'intangibile, ma si sa quando le illusioni svaniscono lasciano dentro fitte acute, come fosse il dolore di un affetto perduto.
    Le fronde si muovevano sospinte dall'aria sopra i miei capelli castani, generando caldi vortici. Sollevai lo sguardo al cielo, i battiti aumentavano. Ora non lo vedrò più. Non so spiegarlo, ma... era come se fosse diverso. Qualcosa nell'immagine di lui mi stravolgeva, avvertivo un trasporto indescrivibile. Desideravo che non svanisse.
    Poggiai la mano sul seno e chiusi gli occhi. Non avrei mai dimenticato il suo viso, mai dimenticato i suoi occhi scuri.
    I raggi del sole indorarono la pelle, e al contempo una lacrima rigò la guancia. Tutto ritornava alla normalità, la vita si svegliava e tutto ricominciava, al medesimo modo, stesse frasi, stesse voci. Quella magia si spegneva ancora una volta.
    Chinai il viso, i boccoli lo seguirono strisciando delicatamente lungo il collo. Non avevo smesso di pensare a lui nemmeno per un attimo. Quel suo volto, il suo corpo, il suo sguardo. Era tutto così maledettamente reale.
    Non ebbi il coraggio di volgermi una seconda volta, immaginavo perfettamente cosa avrei visto e cosa avrei sentito. Una fitta ancora interessò il cuore, quasi mi smorzò il respiro.
    Non avevo mai vissuto un'illusione di quella portata.
    Mi sentì sfiorare il braccio, sul viso un caldo sussurro "Credo che dovrebbe andarsene di qui, signora.". Non potevo credere ai miei occhi, lui era lì. Tesi la mano sino a toccare il suo petto, le dita a contatto con il tessuto della camicia. Simultaneamente dei brividi percorsero il corpo. La ritrassi posandola sulle labbra carnose - Oh mio dio! Mi dispiace, mi dispiace - indietreggiai, la schiena incontrò la superficie ruvida. Tremavo. Le lacrime scorrevano libere lungo le guance. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo. I battiti divennero sempre più intensi, il cuore sobbalzò quando ritornai sul suo volto. Schiusi le labbra completamente incantata dalla sua immagine.
    - La prego mi dica il suo nome - cercai di parlare, senza essermene accorta la mano indugiava sul suo braccio.
     
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  6. *Elijah
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    Al mio contatto la donna ha una reazione alquanto inusuale, almeno per i miei canoni.
    Di solito la gente scappa, o cerca di farlo, terrorizzata da me. Soprattutto quando rivelo la mia vera natura, il che di solito accade di rado, o perchè non fanno in tempo a realizzarlo o perchè non desidero che accada. A volte infine faccio in modo che dimentichino.
    Sarebbe buona norma però per gli umani, avere paura degli sconosciuti invece di fidarsi di loro così ciecamente, a volte.
    Ma questa donna va decisamente fuori dagli schemi.
    Allunga la mano e mi sfiora il petto poi inizia tremare in maniera incontrollabile. Non è paura quella che leggo nei suoi occhi. E' un dolore così profondo che mi viene un irresistibile desiderio di soggiogarla solo per farglielo dimenticare.
    Sempre tremando inizia a piangere e arretra di qualche passo finchè la schiena non va a sbattere contro il tronco dell'albero.
    "Oh mio dio! Mi dispiace, mi dispiace " balbetta tra le lacrime e io sono ancora più confuso.
    Dispiaciuta di cosa? Questa donna è veramente pazza e dovrei andarmene, subito.
    Eppure, ancora una volta, l'istinto mi dice di rimanere e aiutarla.
    Io aiutare un umana. Se lo venisse a sapere Klaus credo che prima scoppierebbe a ridere e poi mi impaletterebbe.
    Sto per aprire bocca, e chiederle perchè e di cosa dovrebbe essere dispiaciuta quando alza gli occhi e mi guarda in viso. Riuscivo a sentire il suo cuore battere impazzito nel petto, il sangue scorrerle nelle vene.
    Per una frazione di secondo ritorna in me il desiderio di bere da lei. Poi la sua mano torna a sfiorare il mio braccio.
    "La prego mi dica il suo nome" mi domanda, balbettando.
    "Elijah." mormoro prima ancora di rendermene conto e pensare che avrei potuto tranquillamente mentire e non rivelarle la mia identità.
    Non che sarebbe cambiato qualcosa. Sono sicuro di non conoscerla e altrettanto sicuro che non rappresenta un pericolo.
    "Ora per favore venga via con me." le chiedo di nuovo, e stavolta la guardo dritta negli occhi, usando, quasi senza volerlo, il mio potere di persuasione.
     
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  7. Eva Russer
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    Lo guardavo negli occhi intensamente, non riuscivo a credere che fosse reale. La mia mano poggiava sul suo braccio ed il sole baciava i capelli e il suo viso. Si dice che quando senti l'intero universo fermarsi... deve accadere qualcosa di unico. Io non sentivo più l'erba o la terra umida, solo il cuore battere nel petto.
    Il tono della voce così incredibilmente profondo da suscitare brividi, quasi quanto il contatto con il suo corpo.
    Ripensai al mio amato marito, a quanto la vita si divertisse a giocare con i miei sentimenti. Non riuscivo, non potevo dimenticare. I sensi di colpa iniziavano ad esercitare la loro consueta pressione. Mi sentivo fragile. Altre lacrime ricadevano sino a depositarsi sulla seta. Sospiravo affranta.
    Sollevai lo sguardo, il respiro mi mancava ogni volta. Lo sentivo dentro di me che era diverso, eravamo separati da un soffio. Piccoli pulviscoli giocavano con i riflessi dei raggi di luce.
    Il vento sollevò i boccoli e parte del vestito, non riuscivo a parlare. Le gote arrossivano. Le gambe tremavano.
    Vulnerabile attendevo una sua risposta, vivevo quegli attimi completamente. Ogni parte di me cercava di comunicarmi lo stesso messaggio e allo stesso modo lo scenario circostante, era come se sentissi mille voci sussurrarmi la medesima frase "Abbandona il tuo cuore".
    Osservavo ogni suo gesto sicuro deciso, ogni sfumatura della pelle. Non avevo paura.
    "Elijah." sussurrò caldamente. Il sole accecò i miei occhi solo per un istante. Gli sorrisi come non avevo mai fatto prima. Gli occhi dovevano aver cambiato colore, sembrava stupito.
    Si ricreò lo stesso identico silenzio, che accrebbe l'imbarazzo e le palpitazioni. Per un infinitesimo istante avevo dimenticato ogni cosa. Il tempo s'era di colpo arrestato, poi le sue iridi si scurirono "Ora per favore venga via con me.".
    La sua voce guidava il mio corpo. Annuì e tesi la mano in sua direzione.
     
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  8. *Elijah
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    Il mio potere sembra funzionare perchè gli occhi della donna si fanno vacui, allunga la mano e pare pronta a seguirmi.
    Non dovrei dubitarne in fondo. Avrò anche variato la mia dieta in favore del sangue animale ma faccio sempre parte della famiglia degli antichi: alla fine il sangue influenza ben poco il mio potere.
    Prendo la mano della donna e la allontano gentilmente dall'albero. Mentre usciamo dall'aiuola rifletto velocemente.
    Dove posso portarla? Di sicuro non nel mio rifugio e nemmeno a casa sua. Se lo facessi dovrei come minimo soggiogarla per farmi invitare e non desidero abusare troppo del mio potere.
    Istintivamente prendo la direzione del bosco.
    Lei mi segue docilmente, in silenzio. La sua pelle è gelida tra le mie mani, più ancora della mia.
    Chissà chi è, cosa nasconde e perchè si trovava in quell'aiuola in quel momento.
    Sembra quasi che il nostro incontro sia stato voluto dal destino.
    E non ho mai creduto al destino.
    Eppure dev'esserci qualcosa in questa donna: qualcosa che mi ha spinto ad avvicinarmi a lei, qualcosa che mi ha impedito di nutrirmi da lei e che, al contrario, mi ha portato ad aiutarla.
    Decido di costeggiare il bosco, preferendo rimanere sulla strada. Cerco di camminare lentamente, seguendo il suo passo incerto.
    La donna ondeggia un po' e credo che, se non la sostenessi, potrebbe svenire da un momento all'altro.
    Senza accorgermene arriviamo in prossimità del vecchio ponte di Wickery Bridge.
    Mi fermo e mi volto a guardarla. Non è il posto più sicuro in cui possiamo trovarci. E' troppo esposto e troppo vicino alla casa dove abitano i fratelli Salvatore.
    E non è ancora giunto il momento di palesare la mia presenza qui.
    "Come ti chiami?" chiedo gentilmente alla donna, guardandola negli occhi. "E cosa ci facevi all'alba, in quell'aiuola?" so che non dovrebbe essere affar mio ma ormai ci sono dentro.
    E devo scoprire se il comportamento di questa donna è dovuto solo alla pazzia, o c'è qualcos'altro...
     
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  9. Eva Russer
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    Il contatto con la sua mano fece sussultare il cuore. Mi lasciai afferrare e condurre. Sentivo la mente completamente libera, senza preoccupazione, senza dolore, senza pensieri. In lui c'era qualcosa di speciale. Nulla accadeva per caso, la trama sottile non è del tutto estranea agli esseri umani. Avevo freddo, tremavo come una foglia nella sua stretta, non per questo non mi fidavo, anzi... non so spiegarlo, ma non avrei esitato a lasciare la mia vita nelle sue mani.
    Barcollavo mentre incedevamo verso la direzione da lui scelta. D'un tratto mille pensieri affollarono la mente. L'immagine nitida di un uomo dai capelli d'oro intenso si palesò. I suoi occhi cerulei trasudavano brama e ferocia. Camminava diretto verso Mystic Falls, la nebbia gli avvolgeva le gambe come fosse seta. Assistevo impassibile a quella scena, come fossi trascinata prepotentemente lì, in quel preciso istante.
    Pochi attimi ed avevo accesso alla sua mente, senza che lo volessi. Potevo leggergli dentro e l'oscurità mi spaventò, come poteva tanta crudeltà albergare in un uomo solo.
    Il volto di una donna apparve nitido. Tutto iniziava a divenire chiaro, lui la cercava da secoli.
    Quando tornai al presente mi guardai ansiosa attorno. Gli occhi si posarono sul volto dell'uomo al mio fianco. L'uomo che credevo fosse frutto della mente. Mi sorreggeva, mentre continuavamo a camminare.
    Riconobbi le fronde, gli ampi spazi e finalmente la direzione, stavamo andando al Wickery Bridge.
    Si fermò e si volse disegnando una voluta perfetta, il volto non tradiva emozioni. La sua voce profonda raggiunse la pelle "Come ti chiami?" E cosa ci facevi all'alba, in quell'aiuola?", - Eva - riuscì solo a rispondere, poi tornò prepotentemente l'immagine di quell'uomo. Indossava un anello in oro difficile da dimenticare, lo stesso che aveva lui, Elijah - Klaus sta venendo qui - non avevo idea di quanto avessi detto, lo stato confusionale iniziò ad avvolgermi e involontariamente mi sporsi.
    Una fitta all'addome si manifestò così violenta a tal punto da smorzarmi il respiro - oh mio dio! no l'acqua nooooooooo - indietreggiai tremante e spaventata - mi hai portato via tutto - le lacrime ripresero a scorrere rapide.
    Mi guardavo attorno impaurita, stavo rivivendo l'incubo dal quale cercavo disperatamente di fuggire. Le labbra socchiuse - Ti prego non lasciarmi - i miei occhi cercarono istintivamente lo sconosciuto.
     
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  10. *Elijah
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    "Eva" mormora lei, guardandomi negli occhi e sostenendosi pesantemente a me.
    Sembra stia per crollare da un momento all'altro. Ormai è quasi tra le mie braccia e mi rendo conto che questo sottile contatto non mi dispiace. Anzi mi trasmette sensazioni strane. E piacevoli.
    Poi il suo sguardo si fa lontano per un impercettibile istante ed Eva sembra cadere in una specie di trance.
    "Klaus sta venendo qui" mormora all'improvviso e poi si sporge verso il ponte.
    Non faccio caso a lei e a quello che sta facendo. Tutta la mia attenzione e la mia mente è bloccata nell'istante in cui il nome di mio fratello è uscito dalle sue labbra.
    Quella parola mi rimbomba nel cervello con un rumore sordo. Mille pensieri si affollano nella mia testa.
    Incredulità, rabbia, stupore.
    Non è possibile. Come fa lei a sapere di lui? Come fa a conoscerlo? Come fa a conoscere me?
    E' tutto dannatamente assurdo. Forse è stata soggiogata da lui. Ed è tutto un piano per incastrarmi.
    Una parte del mio cervello mi dice che non è possibile. Che lui non può avermi trovato. Sono stato attento, fino a stamattina.
    Ma allora...come...
    Poi le sue grida mi riscuotono da quel torpore in cui ero caduto. Quanto è passato? Non lo so.
    Mi accorgo solo che Eva guarda terrorizzata l'acqua che scorre sotto di noi.
    "Oh mio dio! no l'acqua nooooooooo" grida, col terrore nella voce. Gli occhi si riempiono di lacrime e indietreggia spaventata. "Mi hai portato via tutto" continua, tremando da capo a piedi e per un attimo credo si stia rivolgendo a me.
    Si guarda intorno impaurita, continuando a piangere e io mi rendo conto che sta rivivendo nella sua mente un momento terribile della sua vita. E deve avere a che fare con l'acqua.
    "Ti prego non lasciarmi" mi implora poi, tornando a guardarmi.
    Resto spiazzato e per un lungo momento non mi muovo. Una parte di me vorrebbe domandarle come fa a sapere di Klaus, e cosa significa la sua frase sconnessa, l'altra vorrebbe prenderla tra le braccia, e rassicurarla.
    Infine la parte più oscura di me vorrebbe solo porre fine nel sangue a questo delirio assurdo.
    Istintivamente faccio un passo in avanti.
    "Eva, ti prego, calmati." dico, con il tono di voce più rassicurante che riesco a trovare. Le sfioro un braccio con la mano. "Raccontami cos'è successo, e forse posso aiutarti." mormoro, decidendo di mettere da parte i miei dubbi su Klaus e far fronte all'urgenza del momento.
    So già che me ne pentirò ma faccio un passo in avanti allargando le braccia in un gesto che vuol essere di conforto.
    Forse se riesco a conquistare la sua fiducia posso farmi dire cosa sa di Klaus.
     
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  11. Eva Russer
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    Le vedo quelle dannate onde insorgere e portami via tutto, le urla, le suppliche, le lacrime, il dolore. La mente prigioniera, mi guardai attorno atterrita, tutto vorticava, barcollai cadendo sull'asfalto.
    Il volto umido, la voce interrotta, il respiro spezzato "Eva, ti prego, calmati." sollevai lo sguardo sino ai suoi occhi castani, chinai subito il viso portando le mani al cuore. Quanto dolore, non avrei retto ancora per molto "Raccontami cos'è successo, e forse posso aiutarti.". Deglutì, dopo aver asciugato le lacrime iniziai - Dovevamo essere felici... - serrai le palpebre, mentre i palmi sfregavano la superficie ruvida dell'asfalto - siamo partiti per un viaggio.... mio marito, il mio bambino - riscoppiai in lacrime - eravamo a cena, e... - feci una pausa, non avvertivo più l'aria nei polmoni - una maledetta onda me li ha portati via - urlai con rabbia e disperazione.
    Prima che potessi dir altro fu preda di un'altra visione più intensa della precedente, lo stesso uomo crudele con occhi limpidi come il cielo, era in una stanza con Elijah, discutevano animatamente. Ora sapevo di più, erano fratelli, e il loro rapporto non era naturale. Il risentimento e l'odio ne facevano da padroni. La ragione... la famiglia. Quell'uomo, aveva spezzato molte vite, portato via i fratelli ad Elijah. Potevo sentire sulla pelle il dolore che provava attimo dopo attimo.
    Potevo sentire le parole che si dicevano, cosa pensava Klaus, e nutrivo una profonda paura per l'uomo con cui mi trovavo adesso. Quello che accadde dopo si tradusse in un mio urlo. Portai una mano tremante sulle labbra, mi alzai e avvicinai a lui - Oh mio dio - cercai di toccargli il petto, mentre tremante lo guardavo negli occhi castani. Paralizzata in piedi ancora per un momento, in lacrime gli diedi le spalle. Non c'era molta distanza tra noi. Strinsi le braccia attorno allo stomaco, senza accorgermene parlai a voce alta - non voglio perderlo -. Una lacrima scese lungo il braccio sino a macchiare la superficie grigiastra.
     
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  12. *Elijah
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    Il comportamento di Eva si fa sempre più strano e assurdo, sull'orlo della pazzia. O forse l'ha già superato.
    Cade a terra, continuando a piangere e io rimango lì, impalato e impotente a osservarla mentre, tra le lacrime, mi rivela infine cosa le è accaduto.
    "Dovevamo essere felici..." inizia, senza guardarmi. "Siamo partiti per un viaggio.... mio marito, il mio bambino, eravamo a cena, e..." si blocca, come se non avesse la forza di continuare, e il suo racconto è così vivido che mi sembra di assitervi. "Una maledetta onda me li ha portati via" l'ultima frase è un grido disperato verso il cielo e quel suo dolore mi sembra di viverlo io stesso, sulla mia pelle.
    E' un dolore che ho provato, e che ho provocato più di una volta. Non ne vado fiero perchè va contro la mia moralità di uomo.
    Ma è l'istinto di vampiro che ho dentro, che mi ha condotto a questo. Oltre mille anni immerso in questa dualità.
    Mille anni vissuti combattendo contro il mostro che ho dentro e contro la mia famiglia, contro Klaus, specialmente.
    Amo mio fratello, come amo Rebekah, Kol, Finn ma allo stesso tempo non posso permettere che lui trovi ciò che sta cercando da secoli.
    Non sarò più complice di questo. E so che sta tornando qui, a Mystic Falls, perchè qui c'è la doppelganger.
    Devo solo trovarla prima di lui.
    E' l'urlo straziante di Eva che mi distrae di nuovo da quei pensieri. Per un lungo istante mi ero dimenticato di lei. Si è alzata e viene verso di me con uno sguardo strano.
    E' diversa da prima. Sembra essere caduta di nuovo in quello strano stato di trance. Che abbia visto di nuovo mio fratello?
    Allunga una mano, come a volermi toccare poi si volta di scatto, evitando il mio sguardo. Confuso, rimango in piedi dietro di lei.
    "Oh dio, " dice "non posso perderlo." Non può perdere chi?
    Mi metto davanti a lei. Le alzo delicatamente il viso e la costringo, quasi, a guardarmi negli occhi.
    Un pensiero mi attraversa la mente. Potrei soggiogarla. Farle dimenticare il suo dolore e farmi spiegare la sua visione di Klaus. E poi dimenticare di avermi anche solo conosciuto.
    Ma, anche se l'ho fatto spesso in passato, va contro i miei principi morali. E poi la mia dieta animale recente potrebbe rendere questo mio potere meno efficace, per quanto poco efficace possa essere considerato un qualsiasi potere in un vampiro antico.
    Anche se più indebolito sono sempre più forte di un qualsiasi vampiro comune. Uno di quei rari casi in cui l'età conta.
    "Eva, ascoltami. Se lo desideri posso farti dimenticare questo tuo dolore." le sussurro, prima di pentirmene. Devo almeno offrirle la possibilità di scelta. "Devi solo dire di sì. Ma ho bisogno anche di sapere di Klaus. Cos'hai visto? Cosa sai di lui?"
     
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  13. Eva Russer
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    Quel dolore era ancora vivo sulla pelle, ardeva come fiamme vive ogni attimo che passava. Non potevo spegnerlo, soffocarlo, dimenticare... non potevo. Poggiai una mano sul petto, e chiusi gli occhi. Quell'uomo dietro di me, mi era stato accanto. Non parlavo con qualcuno da anni ormai. Lo avevo visto il suo viso per un attimo incupirsi, intristirsi al mio racconto. Era più umano di quanto dava a vedere, e io lo sentivo disperatamente dentro di me che lui era importante, Elijah. Non avrei mai dimenticato i suoi occhi castano intensi, ne la sua voce profonda e limpida.
    Tremavo in piedi dinnanzi a lui, vivide nella mia mente le immagini che lo ritraevano a discutere con suo fratello, l'anima nera come la notte, la loro accesa discussione, gli inesistenti buoni propositi, e la colluttazione, il legno nel suo petto. Mi mancò il respiro al solo rievocare quell'immagine, no non poteva accadere, io non volevo che accadesse, non potevo perderlo. Il cuore iniziò a battere forte, quando la sua mano fredda toccò il viso, sollevandolo con delicatezza. Pulsava sempre più forte, l'aria sfuggiva così velocemente che temevo non afferrarla. Incontrai i suoi occhi per la seconda volta oggi.
    Il vento sussurrava tra i suoi capelli, smuovendoli appena. Lo sentivo, poteva controllarlo, poteva controllare il cuore, era come se fosse nelle sue mani "Eva, ascoltami. Se lo desideri posso farti dimenticare questo tuo dolore." lo guardai ancora e poggiai la mano tremante sulla sua -Io...- esitai -non posso dimenticare- aggiunsi in un sussurro. Strinsi la mano sulla sua, quando altre immagini attraversarono la mente, mi assentai, anche se fisicamente ero lì, unita da un contatto a lui -Klaus...- iniziai, socchiudendo gli occhi -sta cercando la doppelganger...- continuavo a vederlo, a conoscere i suoi passi, ad entrare nella sua testa, i suoi pensieri nitidi mi incutevano terrore, era spietato, freddo e calcolatore -ha una pista, una strega e pedine per il sacrificio-. Il vento soffiò sul mio corpo, si insinuava attraverso l'abito in chiffon -sa che è qui a Mystic Falls "Sono pronto, presto molto presto avrò quello che voglio"- citai le sue parole. Riaprì gli occhi, la mano ancora sulla sua, lo guardavo e riaffiorò quell'immagine del suo corpo trafitto, le lacrime ripresero a rigarmi le guance -Ti prego, Elijah, ti prego non andare- lo supplicai tremante -ti farà del male-, piansi.
     
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  14. *Elijah
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    "Io...non posso dimenticare" mormora esitante e mi stringe forte la mano. Mi guarda con occhi addolorati e pieni di lacrime e io non posso fare altro che sentirmi impotente e condividere il suo dolore.
    Anche io ho perso qualcuno, tanto tempo fa. E so cosa si prova. L'unico mio vantaggio è che, in quanto vampiro, ho la capacità, se lo desidero, di spegnere le emozioni e dimenticare.
    Ma è un potere di cui io non ho mai usufruito, in tanti anni vissuti. Le emozioni sono l'unica cosa che mi tengono attaccato all'umanità. L'unico filo sottile che mi lega al mio essere uomo di un tempo. E non intendo rinunciarvi.
    Lo sguardo di Eva si fa di nuovo distante e vacuo.
    "Klaus sta cercando la doppelganger" sussurra, con voce non sua. Socchiude gli occhi e il vento si insinua in lei, nei suoi capelli e nel suo vestito.
    Rabbrividisco inconsapevolmente. Dunque avevo ragione. Mio fratello sta cercando Elena Gilbert e forse è anche più vicino di quanto pensi.
    "Ha una pista, una strega e pedine per il sacrificio"
    Il sacrificio. Ma certo. E' quello che insegue da anni. E quest'anno si son verificati gli eventi ideali. Manca solo la doppelganger. L'ultima volta le è sfuggita, anche grazie a me. Chissà se...
    "Sa che è qui a Mystic Falls" aggiunge e poi il suo tono cambia come se fosse qualcun'altro a parlare.
    "Sono pronto, presto molto presto avrò quello che voglio" riconosco in quelle parole il tono sprezzante di Klaus.
    Devo accellerare il mio piano. Far catturare la Gilbert da Rose, e portarla da me. Poi deciderò cosa fare di lei.
    "Ti prego, Elijah, ti prego non andare. Ti farà del male." Sono le sue ultime parole, dopo di che spalanca gli occhi, si aggrappa a me e ricomincia a piangere.
    La abbraccio istintivamente. Questa donna sconosciuta è preoccupata per me. Non sa nemmeno chi sono e quanto pericoloso possa essere per lei e piange per me.
    Deglutisco, incerto. E' la prima volta che mi capita. Di solito sono sempre io quello che tiene il coltello dalla parte del manico. So sempre cosa devo fare.
    Tranne oggi.
    Le accarezzo piano i capelli, finchè non la sento rilassarsi contro il mio corpo.
    Mi sento vagamente vigliacco quando le alzo il viso fino a farle portare i suoi occhi all'altezza dei miei.
    "Non ti preoccupare per me." dico in tono suadente e convincente. Il suo sguardo si fissa nel mio. "Andrà tutto bene. Nessuno morirà e tu..." mi fermo, incerto per una frazione di secondo. Mi ha chiesto di non dimenticare ma ciò non vuol dire che non posso toglierle un po' di dolore. "Tu starai bene." concludo.
    Poi, senza sapere nemmeno io il perchè, abbasso il viso e le sfioro le labbra con un bacio leggero.
     
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  15. Eva Russer
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    Guardavo i suoi occhi e mi perdevo in lui completamente. Elijah, era diverso, speciale, lo sentivo da come lo viveva il mio corpo. Il cuore in tumulto, il respiro spezzato. La sua vita nella mia. Il sottile e precario equilibrio del mio presente era stravolto, solo qualche ora fa danzavo libera nel sole, con i suoni dolci dell'alba... lui così incredibile e perfetto da parer frutto della mente. Il suo viso, il suo animo. Non immaginava o forse si, ma attraverso quell'uomo crudele sapevo ed il pensiero che possa essere preda di quell'efferatezza mi distruggeva. Il dolore che sentivo per la mia famiglia mi inseguiva ogni attimo, ma l'idea che potessero stapparmelo via... era come se morissi una seconda volta. Ascoltava interessato, lo capivo dal tocco della sua mano fredda sotto la mia. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui. Il vento caldo ancora sulla pelle, soffiava gradualmente sollevando con piccoli sbuffi la gonna leggera dell'abito. Quell'uomo, Klaus, aveva parlato attraverso me, era stato terribile, atroce fondersi con lui, per quanto non lo desiderassi era accaduto, il mio volere contava poco quanto niente. Il viso di Elijah contratto, non riuscì a comprendere la sua espressione, quello che avevo detto trovava conferme. Piango disperatamente quando quel paletto attraversa di netto il suo petto per giungere al cuore, era come se lo sentissi dentro il mio petto, lo abbraccio e il dolore mi attraversa. Le sue braccia mi circondano, il contatto con il suo corpo fa impazzire le pulsazioni, che aumentano vorticosamente. Chiudo gli occhi e la sua mano si posa tra i miei capelli, mi accarezza con delicatezza, ed il battito sembra acquietarsi. Solleva il mio viso con dolcezza, guardo i suoi occhi castani così profondi ed intensi, e il cuore riprende a battere come scandito dai suoi gesti "Non ti preoccupare per me." la sua voce si fa calda e suadente, io così catturata dal suo sguardo "Andrà tutto bene. Nessuno morirà e tu..." indugiò, il suo respiro raggiunse il viso "Tu starai bene.". Prima che potessi parlare le sue soffici labbra si posarono sulle mie, le gote arrossirono. Non riuscivo a crederci, le dita sulle labbra, lo guardavo tra le sue braccia. Il vento soffiò ancora, una folata decisa che mi spinse maggiormente su di lui, lo baciai con trasporto, la mano intorno alla sua nuca, lo accarezzavo, forse non conscia delle conseguenze. Sussurrai tra le sue labbra - Elijah, promettimi che tornerai - le lacrime bagnarono il suo viso, tremavo ancora stretta a lui. La mano strisciava sulla sua camicia - io... - esitai - so di cosa è capace, lui non esiterà - chinai lo sguardo - se ti perdessi impazzirei - nascosi il viso sul suo petto.
     
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14 replies since 24/12/2012, 00:51   166 views
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